Deve essere riconosciuto l’indennizzo per il contagio da epatite anche al paziente sottoposto a emodialisi che risulti contagiato dal suo stesso sangue a causa dei residui delle sostanze ematiche lasciati da un altro ammalato nel macchinario, evidentemente non ripulito a dovere. È quanto emerge 9148/13, pubblicata il 16 aprile dalla terza sezione civile della Cassazione.
La svolta, spiegano i magistrati di legittimità, risulta dovuta all’intervento della Consulta, con la sentenza di natura “additiva” 28/2009, pronunciata sull’articolo 1, comma 3, della legge 210/92 (il giudice delle leggi era già intervenuto in materia con la sentenza 476/02). Alle norme ora bisogna dare un’interpretazione costituzionalmente orientata. La pronuncia d’incostituzionalità contenuta nella sentenza 28/2009 ha riconosciuto ai danneggiati il diritto all’indennizzo nel caso di contagio da emoderivati e, dunque, con una fattispecie che prescinde dallo stesso concetto di “trasfusione”. Risulta allora superato l’orientamento che escludeva l’indennizzo di cui alla legge 210/92 nel caso di contagio in seguito ad autotrasfusione o circolazione extracorporea, interpretazione motivata sul rilievo che non rientrano nel concetto di trasfusione il prelevamento del sangue da un soggetto e l’iniezione dello stesso sangue nella stessa persona. Insomma, concludono gli “ermellini”, non c’è bisogno di sollevare l’ennesima questione di costituzionalità. E ciò specie se si considera che il giudice delle leggi spesso sanziona con l’inammissibilità le ordinanze di rimessione di questioni incidentali che non praticano l’interpretazione costituzionalmente orientata.