Sarebbero i vaccini numerosi, ripetuti, spesso fatti senza rispettare i protocolli, a indebolire il sistema immunitario di migliaia di militari (3700 al momento) scelti dall’Esercito perché sanissimi. Sembrerebbe che queste procedure aprono le porte a malattie molto gravi, specialmente nel momento in cui vengono esposti a materiali tossici o sostanze inquinanti.
Come denunciato da Repubblica.it con l’inchiesta di Vittoria Iacovella “Vaccinati a morte”, l’85 per cento dei militari ammalati non è neanche mai stato all’estero. Il problema è che non serve arrivare in Kosovo, o da qualsiasi altra parte, la stessa Italia con tutti i suoi veleni rappresenta un pericolo mortale per chi ha un sistema immunitario disattivato, impazzito a causa della somministrazione dei vaccini. Tutti si sono ammalati appena pochi mesi dopo essere congedati, senza sapere il perché.
La cosa più grave e che lo Stato non riconosce quasi mai il nesso a chi ha indossato la divisa, quindi il riconoscimento e tantomeno il risarcimento per le malattie contratte. Nella quasi totalità dei casi viene negato che si tratti di cause di servizio.
Alcuni genitori degli ammalati, mediante una grande petizione, hanno chiesto al Ministero della Difesa di vigilare affinchè:
- sia garantita per tutti l’applicazione reale del principio del consenso informato ad essere sottoposti o meno a vaccinazioni senza conseguenze legali;
- che il medico vaccinatore pretenda al momento dall’arruolamento da tutti i militari il libretto dell’USL, e rispetti quanto lì riportato: copertura vaccinale, durata dell’immunizzazione;
– che i militari siano sottoposti ad anamnesi e test immunologici ed anticorpali, prima di essere vaccinati, e che venga preteso il rispetto del previsto riposo prima di e dopo la vaccinazioni, a maggior ragione se dovessero partire per missioni;
– che siano date risposte sui casi dei militari ammalati facendo indagini su chi non applica con correttezza i protocolli di vaccinazione, applicando loro provvedimenti disciplinari appropriati.