INTERESSI ALTI – Risarcita un’impresa vessata dalla banca

Banca “condannata” dal tribunale civile a restituire 62 mila euro ad un’azienda di Spilimbergo.

Una società spilimberghese ha ottenuto una sentenza favorevole dal tribunale che ha condannato Intesa San Paolo spa a restituire all’impresa 62 mila 52 euro, oltre agli interessi legali maturati dalla domanda al saldo, pari alla somma «illegittimamente addebitata sui conti correnti intestati alla società a titolo di interessi anatocistici, interessi ultralegali e commissioni sul massimo scoperto trimestrali».

Il tribunale di Pordenone ha sancito: la nullità della clausola contrattuale relativa all’applicazione di interessi anatocistici; l’illegittimità dell’applicazione delle commissioni sul massimo scoperto qualora non specificatamente pattuite per iscritto; la nullità della clausola contrattuale relativa all’applicazione delle commissioni sul massimo scoperto in quanto priva dell’indicazione, in modo chiaro e specifico, della modalità di calcolo; la nullità della clausola contrattuale relativa alla determinazione degli interessi passivi con riferimento alle «condizioni usualmente praticate dalle aziende di credito sulla piazza».

Respinta l’eccezione di prescrizione sollevata dalla banca, chiarendo che il termine decennale decorre – qualora i versamenti eseguiti dal correntista in pendenza del rapporto abbiano avuto solo funzione ripristinatoria della provvista – dalla data in cui è stato estinto il conto in cui le competenze non dovute sono state registrate.

La causa era cominciata nel 2008 quando la società spilimberghese citò in giudizio la spa per ottenere la restituzione delle somme illegittimamente addebitate su un conto corrente e alcuni conti anticipi ad esso collegati.

Ma è possibile utilizzare questa contestazione anche quale difesa nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo per bloccare le azioni intraprese dalle banche a seguito della revoca dei fidi e richiesta di rientro immediato. Situazioni, queste ultime, che negli ultimi anni stanno creando ingenti problemi a molti imprenditori a causa dalla grave crisi economica.

Le possibilità di recupero non riguardano esclusivamente i conti correnti. «La Cassazione Civile ha aperto la strada a nuove azioni legali nei confronti degli istituti di credito stabilendo che ai fini della determinazione dell’usurarietà o meno dei tassi pattuiti sui mutui bisogna prendere in considerazione non solo il tasso convenzionale pattuito nel contratto, bensì anche il tasso di mora ivi pattuito. Se la somma dei due tassi risulta superiore al tasso soglia pubblicato trimestralmente dal ministero dell’Economia, scatta l’usura bancaria con conseguente diritto del cliente di vedersi restituire gli interessi pagati».