Il padre si faceva le canne? Può scordarsi l’affido condiviso del figlio

Il padre separato che si faceva le canne può scordarsi l’affido condiviso del minore, anche se giura e spergiura che con gli spinelli ha chiuso con «l’insana abitudine», come la chiama il giudice: per dimostrare che è acqua passata l’interessato ha portato un certificato medico proveniente da laboratorio privato, che tuttavia da solo non basta. È quanto emerge dall’ordinanza emessa pochi giorni fa dalla prima sezione civile del tribunale di Catania (presidente Mariapaola Sabatino).

Luogo protetto
Ha un bel dire, l’ex marito: ha portato un referto sanitario secondo cui non c’è traccia di cannabis nel suo organismo. Decisiva invece la strategia difensiva dell’ex moglie che ottiene l’affido esclusivo della bambina che ha meno di quattro anni, contestando il certificato perché non proviene da una struttura sanitaria pubblica. Ma pesano soprattutto le dichiarazioni circostanziate della donna, secondo cui quando viveva in caso l’uomo era uso lasciare in giro non solo le cartine e tutto il nécessaire per la preparazione ma perfino residue delle sostanze stupefacenti. Insomma: il giudice ritiene che il padre non abbia davvero smesso. Vista la tenera età della bambina, il giudice consente gli incontri della minore con il padre presso la casa ove abita la madre, «per assicurare un luogo protetto e familiare alla piccola», per due pomeriggi a settimana, il sabato mattina o la domenica mattina, alternativamente; la regolamentazione prevede inoltre tre pomeriggi durante le festività pasquali, cinque pomeriggi durante le festività natalizie, la mattina di Pasqua o la mattina del lunedì dell’Angelo, alternativamente, la mattina di Natale o del capodanno, alternativamente, fino al raggiungimento di quattro anni della bambina. Il padre dovrà inoltre mantenere la figlia pagando alla madre un assegno di 400 euro al mese, laddove gode di un reddito mensile di 1.300 euro. I servizi sociali dovranno relazionare al giudice entro sei mesi.