Tag Archives: Recupero crediti ed Esecuzioni forzate

La crisi da sovraindebitamento

La pluriennale competenza acquisita in materia di “crisi da sovraindebitamento” ha consentito allo Studio Legale Lazzari di soccorrere alcuni Clienti che avevano maturato ingenti debiti nei confronti di banche, società finanziarie e Fisco.

Le procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento sono state introdotte della Legge n. 3 del 2012, detta anche legge “salva suicidi”, proprio per consentire ai soggetti che versano in gravi difficoltà economiche (come, ad esempio, liberi professionisti, famiglie, pensionati, imprenditori) di ricorrere a una procedura giudiziaria che consenta loro di liberarsi definitivamente dai propri debiti attraverso un pagamento rateale.

I professionisti dello Studio Legale Lazzari forniscono al cliente una consulenza specializzata nell’ambito delle diverse procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento (- il piano del consumatore, – l’accordo di ristrutturazione del debito – la liquidazione del patrimonio), e sono dunque in grado di soddisfare appieno le loro esigenze, assistendoli sia in sede di analisi economico – patrimoniale, che nella fase di elaborazione di un piano di rientro che possa essere approvato da tutti i creditori.

L’IMPUGNAZIONE DELL’ORDINANZA DI ASSEGNAZIONE DEL CREDITO NEL PIGNORAMENTO PRESSO TERZI

La Suprema Corte con la sentenza n. 17663 del 2/07/2019 ha elaborato il principio secondo cui L’ordinanza di assegnazione del credito pignorato è censurabile mediante opposizione agli atti esecutivi ex art. 617, comma 2, c.p.c., sia in caso di mancata dichiarazione del terzo debitor debitoris, sia nell’ipotesi di erronea interpretazione della dichiarazione resa Nei pignoramenti presso terzi, l’impugnazione prevista dall’art. 548 c.p.c., comma 2, e dall’art. 549 c.p.c., concernenti rispettivamente l’ordinanza pronunciata in caso di mancata dichiarazione del terzo e quella con cui il giudice dell’esecuzione risolve le contestazioni sorte sulla dichiarazione, si deve proporre con ricorso al giudice dell’esecuzione,

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Esdebitamento, Esdebitazione e sovraindebitamento differenze, significato e origine.

Che cosa si intende per sovraindebitamento? In concreto, il sovraindebitamento costituisce un fenomeno che nel nostro paese fa registrare di anno in anno una continua crescita; esso consiste in "una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio liquidabile per farvi fronte, nonché la definitiva incapacità del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni” In altre parole, il soggetto sovraindebitato versa in una situazione economica che non gli consente più di far fronte al debito contratto poiché quest’ultimo risulta essere costantemente maggiore rispetto al suo reddito disponibile e al patrimonio liquidabile. La perdita del posto di lavoro, una patologia

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Recupero crediti e procedure esecutive

Sin dalle proprie origini, lo Studio Legale Lazzari si occupa di tutelare la posizione di società e singoli privati che manifestino evidenti difficoltà nel recupero di crediti nei confronti di altri soggetti (Clientela, familiari..). Gli avvocati dello Studio Lazzari forniscono assistenza qualificata su ogni questione riguardante le diverse fasi che compongono la procedura di recupero crediti: in concreto, lo Studio Legale Lazzari cercherà, in un primo momento, di risolvere la questione in via bonaria, cercando di concordare con il debitore un piano di rientro. Qualora non si dovesse raggiungere un accordo amichevole, i professionisti avvieranno la fase giudiziale per la

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È ammissibile il ricorso per Cassazione avverso il provvedimento che revoca il piano del consumatore

Con la recente sentenza n. 9892 del 09/04/2019, la Suprema Corte ha stabilito che è ammissibile il ricorso ex art. 111 Cost. avverso il provvedimento che accoglie la revoca del decreto di omologa del piano del consumatore. Il caso La controversia rimessa all’attenzione della Suprema Corte scaturisce dall’istanza di accesso alle procedure di cui alla legge “salva suicidi” avanzata da un uomo, il quale si era improvvisamente indebitato a causa di una grave malattia che lo aveva costretto a richiedere il prepensionamento. Gli ingenti costi sostenuti per far fronte alle spese mediche avevano compromesso la propria capacità reddituale, tuttavia, trattandosi di un

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il divieto di acquisto ex art. 1471 c.c. non si applica al magistrato che non prende parte alla procedura di vendita

Con la sentenza n. 4149 del 13 febbraio 2019, la Cassazione ha stabilito che il divieto di acquisto per il pubblico ufficiale per i beni venduti per suo ministero ex 1471 cc, si applica nell’espropriazione forzata a tutti i soggetti che concorrono o possono concorrere alla procedura: al giudice dell’esecuzione ed ai suoi sostituti occasionali od istituzionali; il divieto non si applica agli altri magistrati in servizio presso lo stesso tribunale che procede alla vendita, che nello sviluppo della procedura non sono stati coinvolti. Il dato normativo di riferimento Divieto di acquistare specifico ex art. 1471 c.c., il quale dispone

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Come estinguere i propri debiti con il “piano del consumatore”

Oggigiorno, numerose persone (famiglie, professionisti, pensionati, piccoli imprenditori) non sono in grado di estinguere i debiti contratti, generalmente, per soddisfare le primarie esigenze di vita quali, ad esempio, l’acquisto di un’abitazione, di un’automobile o i beni strumentali all’esercizio della propria attività commerciale, perché versano in uno stato di grave e prolungata difficoltà economica. Ebbene, la costante incapacità di tali soggetti di fronteggiare, con il proprio patrimonio, le pendenze accumulate negli anni prende il nome di “crisi da sovraindebitamento”; una grave malattia, la perdita del posto di lavoro, investimenti sbagliati: queste circostanze rappresentano soltanto alcune delle cause che possono portare al

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Il provvedimento che definisce la procedura esecutiva può essere impugnato solo con l’opposizione agli atti esecutivi

  La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 4961 del 20/02/2019 ha enunciato i principi in base ai quali  il provvedimento che chiude definitivamente la procedura esecutiva è impugnabile esclusivamente con l’opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell’art. 617 c.p.c. mentre il provvedimento adottato in seguito a contestazioni del debitore prospettate mediante un’opposizione ex art. 615 c.p.c., a fronte della quale il giudice abbia dichiarato di volersi pronunziare, il provvedimento sommario di provvisorio che arresta il processo esecutivo  è impugnabile con il reclamo ai sensi dell’art. 624 c.p.c.” Il caso La vicenda posto al vaglio della Suprema Corte scaturisce dall’opposizione

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Non sono ripetibili le spese legali liquidate in una procedura esecutiva incapiente

Con la sentenza n. 24571/2018, la Cassazione ha enunciato il principio secondo cui il provvedimento di liquidazione delle spese dell’esecuzione è privo di forza esecutiva e di giudicato al di fuori del processo in cui è stato adottato; pertanto, nell’ipotesi di incapienza delle somme ricavate dall’espropriazione forzata, la liquidazione delle spese processuali effettuata dal Giudice dell’esecuzione non costituisce titolo esecutivo che può essere attivato al di fuori del relativo processo. La vicenda esaminata dalla Corte prende le mosse dall’opposizione spiegata avverso un decreto ingiuntivo emesso in favore di un difensore, distrattario nell’ambito di una procedura esecutiva presso terzi; il legale,

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Il decreto ingiuntivo non opposto è equiparato a sentenza passata in giudicato

Mediante l’ordinanza n. 19113/2018 la Corte di Cassazione ha confermato il consolidato orientamento, secondo cui la mancata opposizione all'ingiunzione di pagamento concernente i canoni di locazione arretrati produce conseguenze giuridiche sia in relazione al rapporto di locazione sottostante e al relativo diritto di credito attinente ai canoni rimasti insoluti, che in merito all'inesistenza di fatti impeditivi, estintivi o compensativi del credito azionato in sede monitoria. Ed infatti, oggetto del giudizio era non solo la pretesa ed il relativo obbligo azionato in sede monitoria, ma anche l'intero rapporto nel suo complesso e, pertanto, pure l'inesistenza di tutti i fatti impeditivi, modificativi

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Sovraindebitamento: l’avvocato risponde alle vostre domande.

Negli ultimi anni, nel nostro paese si è registrato l’incremento di un preoccupante fenomeno sociale denominato, in ambito giuridico, crisi da sovraindebitamento. Tale concetto indica la condizione economico - finanziaria di un soggetto non fallibile, che non è più in grado, con il proprio patrimonio, di fronteggiare i debiti accumulati; nello specifico, la situazione di sovraindebitamentosi verifica quando il debito contratto risulti essere superiore rispetto al patrimonio e/o al reddito disponibile, con la conseguente definitiva incapacità del debitore di estinguerlo. Una crisi familiare, una lunga patologia, la perdita del posto di lavoro, investimenti avventati, la gestione errata del denaro: questi accadimenti rappresentano solo

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La fattura non è prova ma costituisce mero indizio

Con la recente sentenza n. 9542/2018, la Suprema Corte ha ribadito il principio secondo cui la fattura commerciale, sebbene consenta di ottenere l'emanazione di un decreto ingiuntivo, mantiene il valore di mero indizio e non di prova piena nel giudizio ordinario di opposizione. La vicenda sottoposta al vaglio della Corte riguardava l’emanazione di un decreto ingiuntivo richiesto per recuperare il corrispettivo dovuto a fronte di un contratto di fornitura di merci. Il ricorrente allegava a sostegno della domanda monitoria la fattura di tale acquisto, mentre la resistente si opponeva a detto decreto, chiedendone la revoca e sostenendo di non aver mai acquistato tale

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L’istanza di conversione del pignoramento non può essere mai reiterata

In virtù di quanto stabilito dall’art. 495 c.p.c., rubricato "conversione del pignoramento", il debitore pignorato può richiedere che le cose o i crediti sottoposti a pignoramento siano sostituiti da una somma di denaro pari all'importo dovuto al creditore, che comprenda, altresì, interessi e spese, nonché  le spese di esecuzione.  Al riguardo, è bene evidenziare l’interessante pronuncia della Suprema Corte - sentenza n. 15362/2017 - con cui ha recentemente stabilito che l'istanza di conversione del pignoramento può essere avanzata una volta soltanto, a pena di inammissibilità. In ordine a siffatta limitazione, la Corte ha offerto delle importanti precisazioni, escludendo, in particolare, la possibilità di sollevare

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Il pignoramento dello stipendio e il c.d. minimo vitale

Quando si discute di pignoramento, spesso si fa rifermento anche al c.d. minimo vitale. Trattasi, in concreto, di una somma che non può essere aggredita in alcun modo dal creditore e che garantisce al debitore il soddisfacimento delle sue primarie necessità. Pertanto, colui che subisce il pignoramento dello stipendio tende subito a domandarsi se ha diritto a un minimo vitale che i suoi creditori non possono mai pignorare? Ebbene, purtroppo il minimo vitale è escluso per il pignoramento dello stipendio, infatti, esso è previsto dalla legge esclusivamente per il pignoramento della pensione, mentre gli stipendi possono essere aggrediti, ma solo nel rispetto di altri  particolari limiti. Ma procediamo con

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Il procedimento per ingiunzione europeo

Nei rapporti giuridici tra soggetti appartenenti a diversi Paesi comunitari può accadere che le obbligazioni contrattualmente assunte non vengano rispettate e, dunque, vi sia bisogno di ricorrere alla autorità giudiziaria per garantire il recupero del credito. Questo sistema ha un suo specifico procedimento, disciplinato dal regolamento CE n. 1896/2006, se entrambi i soggetti si trovano all'interno di Stati membri dell'Unione Europea. Tale normativa è stata emanata dal legislatore europeo, che ha predisposto una specifica procedura tesa a rendere più celere il recupero del credito. Detto procedimento si discosta da quello monitorio previsto dall’ordinamento giuridico italiano, sebbene taluni aspetti risultino tra gli

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Il recupero transfrontaliero dei crediti medianteil sequestro conservativo

In virtù della procedura di recupero dei crediti transfrontaliera, introdotta dalRegolamento UE n. n. 655/2014, sarà possibile per il creditorechiedere il sequestro conservativo sui conti bancari del debitore per facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale. Nello specifico, il creditore transnazionale potrà chiedere al giudice l’adozione di una c.d. “ordinanza europea” che blocchi il conto, allo scopo di evitare che, durante il tempo necessario per far valere in giudizio le ragioni creditorie, il debitore possa nascondere le proprie disponibilità monetarie, rendendole non più rintracciabili. In altri termini, con il nuovo sequestro conservativo, il  denaro viene bloccatio restando presso la banca,

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Come sospendere le esecuzioni con la legge sul sovraindebitamento

La legge n. 3/2012 sul c.d. sovraindebitamento, detta anche legge “salva suicidi”, consente all’imprenditore commerciale non fallibile, al lavoratore autonomo nonché al privato consumatore di risolvere i problemi di eccessivo indebitamento, in quanto tali soggetti potrebbero beneficiare di una consistente decurtazione dei debiti accumulati  (mediamente il 50%). La succitata legge prevede, in  sostanza, due distinte procedure di composizione della crisi: “l’accordo del debitore" e il “piano del consumatore”, a seconda che si tratti di debiti contratti da un imprenditore  o dal privato. Nel caso di “accordo del debitore” la sospensione delle procedure esecutive è obbligatoria. Ed invero, il giudice dispone la

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NON PAGA LE TASSE PER SALVARE L’AZIENDA: Imprenditore assolto

  Protagonista un 70enne titolare di un'impresa di trasporto di surgelati e alimentari con sede a Monselice, finito a processo per aver evaso il versamento delle ritenute Irpef calcolate sugli stipendi del 2007. “È mancato l’"elemento psicologico del reato", ovvero l'imputato non voleva intenzionalmente evadere il fisco, bensì, di fronte al bivio se garantire continuità all'azienda, pagando gli stipendi ai propri dipendenti, saldando i debiti con fornitori e banche o se versare quei 58.030 euro di ritenute Irpef calcolate sugli stipendi del 2007, ha scelto di salvare l'attività. Questa la motivazione che, come riportano i quotidiani locali, ha spinto il giudice del tribunale di

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